venerdì 11 dicembre 2015

Hawkguy vs Deadpool

Non tutte le storie a fumetti nascono per essere dei Kolossal. Ci sono delle volte in cui una storia nasce per scherzo, per gioco o solo per un'idea pazza che frulla nelle mente di qualche scrittore. Senza pretese, in un posto qualsiasi, in un momento qualsiasi. Una buona idea può nascere anche in posti insignificanti.
Per la nascita di quest’albo io mi sono immaginato questa scenetta: Gerry Duggan si trova davanti alla macchinetta del caffè e sta pensando a qualche cosa da far fare al suo Deadpool. Poco dopo arriva Matt Fraction, l’attuale scrittore di Hawkeye, e i due cominciano a disquisire animatamente su quanto ognuno dei due personaggi sia l'inesauribile sorgente dell'umorismo di casa Marvel. Parecchi minuti dopo, non potendo designare un univoco vincitore alla fratricida competizione, sono costretti a ripiegare ognuno alla propria trincea con un mal sudato pareggio. Segue un breve momento di silenzio e riflessione; poi ad uno dei due si illumina l'ormai inflazionata lampadina che contraddistingue la genesi di un’idea geniale ed esclama, con un americano confuso e concitato: “Occhio di Falco, Deadpool, gente in spandex, botte da orbi e lo Sky-Cycle!!!“. Il viso dell'altro si accende, e di rimando esclama: “Lo Sky-Cycle!!! Sublime!!! Questa storia s’ha da fare”. Quello che fino ad un attimo prima si era rivelato un deludente pareggio, si trasforma all’istante nella schiacciante vittoria di un mirabolante tag-team. 
Nascono sceneggiatura e disegni: il dove: New York City; il quando: Halloween, (ovviamente!); il motivo: un giovane, dopo aver hackerato il database dello S.H.I.E.L.D., si ritrova in mano i file personali degli agenti del più supersegreto servizio segreto. il ragazzo realizza che quelle informazioni sono troppo pericolose perché finiscano nelle mani sbagliate. Cerca aiuto, ma è già braccato. Bussa alla porta di Clint Barton e l'avventura ha inizio. 
Hawkeye vs Deadpool è un breve racconto che vi conquisterà per ilarità, genio creativo e leggerezza, vi lascerà a bocca aperta, increduli, davanti a situazioni assurdamente tragicomiche, e vi ricorderà che leggere fumetti è bello anzitutto perché è divertente. 
La morale di questa storia è che non sono interessanti solo gli eventi presentati dalle saghe super-serie, ma a volte, in quei piccoli lavori in cui la parola d'ordine è "non prendersi sul serio”, si nasconde un piccolo tesoro. I lettori abituali di Deadpool sono già ampiamente consci delle peculiarità di Wade Wilson; quelli di Occhio di Falco, soprattutto dopo l’ultima serie di Fraction e Aja, sanno già che essere il supereroe senza superpoteri, in mezzo a giganti e semidei, porta solo a tanti cerotti e tanto mal di testa. Condite l’evento con molta irriverenza e un bel cucchiaio di nonsense. Infornate il tempo necessario per godervi una storia che vi farà ridere a crepapelle mentre vi chiederete, ma solo per un breve momento, perché le storie a fumetti non sono tutte così. 
Un volume da leggere quando volete, dove volete e con chi volete. Lo trovate qui. 
 Alla prossima!

sabato 21 novembre 2015

Guerre Segrete

Cari fumettari incalliti, finalmente arriva anche in Italia la Ammiraglia di tutte le saghe Marvel, la pronipote di quella importantissima prima versione di Secret Wars del 1984 che tanti appassionati ricordano ancora con piacere e nostalgia. Nonostante il nome, la nuova ipnotica saga presenta dei contenuti veramente inediti e rivoluzionari che cambieranno drasticamente, una volta conclusasi, tutta la continuity della Casa delle Idee, così come la conosciamo ai giorni nostri. Tutta nuova, tutta diversa, ma contenente comunque un grosso tributo a quel bellissimo lavoro di Jim Shooter, ovvero il cosiddetto mondo “patchwork” in cui si svolgono tutti gli eventi, la scacchiera di gioco dei nostri eroi. 
Il progetto è affidato al genio creativo di Jonathan Hickman e alla sapiente arte di Esad Ribic. Pur senza le dovute conoscenze tecniche, salta immediatamente all’occhio la forza delle matite. L’impressione è quella di guardare degli sketch su carta ruvida. Ive Svorcina, ai colori, pone il suo contributo, rispettando ogni singolo tratto a matita. L’intesa tra i due crea un’opera molto ben congegnata. La saga si apre con il numero 0, disegnato da Paul Renaud, artista di origini francesi, che comprende una sorta prologo alla vicenda. Consiglio l’acquisto anche di questo volume.
Entriamo nel vivo dell’azione: se qualche ex lettore dovesse ricominciare a sfogliare fumetti e andasse a comprare una testata Marvel tra un mesetto, rimarrebbe a dir poco spaesato! Si troverebbe ad osservare un diverso set di eroi, un inusuale assetto di forze, un planisfero inconsueto e neanche a dirlo, un dio alternativo! Cosa sarà mai successo?? Ve lo dico subito. Alcuni avvenimenti importanti dell’ultimo periodo (come l'evento che ha portato i primi X-Men nel presente), hanno condotto ad un forte destabilizzazione della struttura dello spazio-tempo e hanno provocato il collasso di tutti gli universi paralleli. Neanche a dirlo, il punto centrale di questi eventi, è la nostra Terra. Gli Illuminati, il gruppo delle migliori menti dell'universo 616 (il convenzionale universo Marvel), ha ideato un modo per salvare il salvabile. Questo piano implica la distruzione di tutte le altre terre alternative. Ben presto, i nostri eroi, stanchi dell’ingrato compito di versare sangue innocente,si arrendono all’inevitabile fine. L’unico che resta convinto di dover fare il necessario per salvare la propria realtà è Namor, che si rivolge ad altre entità potenzialmente meno suscettibili verso il senso di colpa; nasce la Cabala. Questa società continua la distruzione di mondi paralleli fino a quando non ne rimangono solamente due: la nostra Terra e quella 1610 dell’universo Ultimate. Entrambe le realtà sono ben coscienti della situazione e sono determinate a garantire la sopravvivenza al proprio mondo. Questo scontro non vedrà né vincitori né vinti: il piano di Destino porterà a quella fusione di molte realtà che leggeremo a breve in questa saga. A questo punto è impossibile raccontare tutti i singoli eventi senza spoiler, ma è certamente stimolante dire che Destino sarà una figura centralissima nella vicenda. 
Citando Nicola Peruzzi, coordinatore editoriale di Panini Comics, è un segno molto importante che l'universo Marvel, iniziato con i Fantastici Quattro in Italia nel 1966, finisca ora con una saga che vede proprio loro come primi protagonisti insieme al loro eterno antagonista. 
Seppur cercando di evitare spoiler, non posso non consigliare le serie che ho trovato più stimolanti dal punto di vista della storia e dei disegni. Tra le varie, non fatevi scappare Weirdworld, seconda versione di una saga mai edita in Italia, dai colori assolutamente lisergici che ricordano molto l’ultima versione di The Winter Soldier di Ales Kot e Marco Rudy; Inhumans: Attilan Rising: il Re e la Regina degli Inumani si fronteggiano in una battaglia senza esclusione di colpi. Lei, reggente di Manhattan, lui, a capo della resistenza. Varrebbe la pena anche solo per leggere la scena conclusiva, in cui si vede un Freccia Nera scatenato, così come lo abbiamo sempre desiderato, in una scena tanto breve quanto intensa. Segue Infinity Gautlet, il guanto dell’Infinito: una storia bellissima riguardante le avventure della famiglia di un’ufficiale Nova incorniciata in un mondo in rovina, infestato dagli insettoidi dell’Onda Annihilation. E queste non sono le cose più pericolose in circolazione; Ghost Racers di Smith e Gedeon, dinamica saga fatta di corse, adrenalina e tante fiamme, in un circuito di intrattenimento gestito da niente-di-meno che da una delle più antiche e sociopatiche personalità del mondo Marvel: Arcade; infine non perdetevi Giant-Size Little Marvel, una divertentissima saga di Skottie Young in cui i vari gruppi di eroi in formato mini si contendono, come compagni di giochi, una coppia di gemelli che si è appena trasferita nella citta di Marville.
Per altre informazioni ancora su questo mega-evento, aspettate le prossime settimane, oppure cliccate sul link di seguito:
Alla prossima!

giovedì 19 novembre 2015

Movember ist fast fertig!

Ho deciso di uscire con una recensione di metà settimana per segnalarvi una iniziativa di cui mi sono fatto portavoce.
La Movember Foundation è una organizzazione non profit che pone come proprio obiettivo la salute degli uomini. La fondazione si occupa di finanziare la ricerca contro il carcinoma della prostata e altre malattie, come le sindromi depressive. Ma non solo. Si propone anche di promuove la diagnosi precoce di queste patologie, in modo da permetterne una più facile cura.
Ogni novembre, ormai da parecchi anni, tutti coloro che aderiscono al movimento si attivano per sensibilizzare quanta più gente possibile nei confronti di questa delicata tematica, al fine di promuovere una raccolta di fondi da destinare alla ricerca e alle attività accessorie, come l’informazione e la sensibilizzazione. Gli appartenenti a questa associazione, durante il mese di novembre, si fanno crescere un paio di baffi, il simbolo della fondazione, ed utilizzano il loro volto alla stregua di un manifesto pubblicitario per accattivarsi il consenso delle persone che hanno attorno (”Movember” è la fusione delle parole “moustache” e “november”).
Se qualcuno tra i lettori volesse aderire al movimento, fare una donazione, o semplicemente segnalare questa iniziativa ad amici e parenti, riporto i link per poterlo fare:
E visto che siamo in tema “baffi”, quale migliore occasione per descrivere e recensire la miniserie che riguarda, anche se solo come co-protagonista, il possessore del miglior paio di baffi del mondo Marvel attuale, Corsaro, riportato direttamente dalla copertina di Cyclops #3, a cura di Alexander Lozano.
La miniserie “Ciclope” è pubblicata in Italia sulle pagine dei Nuovissimi X-Men e si segue gli eventi relativi al “Processo a Jean Grey”, breve crossover conteso tra le pagine della testata mutante e de “I Guardiani della Galassia”. È passato molto tempo da quella prima versione di Scott Summers, diligente, timida, introversa, quella del ragazzo che vuole sempre fare la cosa giusta, nonostante il prezzo da pagare per questa sua onestà. Non è lo Scott che conosciamo oggi, quello che si è alleato con Magneto, quello che ha ucciso Xavier e che ha iniziato una rivoluzione mutante verso l’homo sapiens. Il giovane Scott odia il se stesso del futuro. Lo odia così tanto che nonappena ne ha l’occasione, scappa.
Greg Rucka e Russell Dauterman, a cui viene affidato il progetto, danno vita ad una versione di Ciclope che riporta alla mente tutte le sensazioni di quei primi momenti alla scuola di di Westchester. Portato ai giorni nostri dalla Bestia inseme al resto del suo team, nella speranza di scuotere la coscienza del vecchio Summers e fermare la rivoluzione mutante alle porte, Scott si trova invece a fronteggiare le situazioni più incredibili, fino ad essere sballottato nelle profondità più remote dell'universo. È proprio durante il processo a Jean che scopre che suo padre, Corsaro (Christopher Summers), è ancora vivo, ed anzi, è addirittura il leader senza paura di un gruppo di pirati spaziali chiamato Starjammers. Figo! 
Pieno di gioia per aver ritrovato suo padre e di delusione per le situazioni createsi intorno a lui sulla Terra, decide di imbarcarsi con Corsaro e la sua ciurma, per godere di quel tempo padre-figlio di cui ha dovuto fare a meno durante l’adolescenza, dopo il tragico incidente aereo in cui pensava di aver perso entrambi i suoi genitori. La storia diventa ben presto una bomba. Rucka & Dauterman approfondiscono bene la personalità del giovane Scott che, prima di essere un mutante, è comunque un adolescente pieno di vita e di belle speranze: prima euforico, poi curioso, spavaldo, eccitato, inquieto e poi di nuovo euforico, in un turbine di emozioni che non si esaurisce mai, dall’inizio alla fine della storia. Il secondo aspetto, anch’esso molto ben curato dagli autori, è il rapporto tra un padre e suo figlio che, nonostante la cornice interstellare nella quale ci si trova immersi, è come deve essere: sincero, solido e pieno di amore incondizionato. Corsaro è un padre pronto a tutto per suo figlio, rapido nel perdonare tutti gli errori, spesso dovuti all’inesperienza, e incessante nel dispensare preziosi insegnamenti. È come se Rucka avesse voluto proporci una trasposizione fumettistica della celebre canzone di Cat Stevens. 
Questa miniserie, da non lasciarsi scappare, trova il suo compimento sulle pagine del crossover Black Vortex, appena finito di stampare dalla nostra casa editrice preferita e pronto per essere letto tutto d'un fiato. 
Alla prossima!

venerdì 13 novembre 2015

Gioventù mutata


Loro sono un gruppo di giovani adolescenti con dei problemi. Nulla di insolito fino a questo punto. Il loro caso però è diverso: i loro problemi riguardano dei poteri che non hanno voluto, ma che si sono manifestati a causa di alcune caratteristiche del loro codice genetico. Per alcuni di loro queste trasformazioni non sono direttamente visibili, ma altri presentano tratti decisamente evidenti ed estremamente difficili da nascondere, come, ad esempio, un paio di ali. Combattono per ciò che è giusto in un mondo che li rifiuta o, alla meno peggio, li teme. Ha paura di loro solo perché non li comprende. 
Avete capito di chi sto parlando? No, non sono gli X-Men. Sono gli Inumani. 
Non ho resistito alla tentazione di paragonare il gruppo di eroi nati nel lontanissimo 1963 con questa nuova genesi di eroi (ehm… gli inumani nascono ufficialmente nel 1965 sulle pagine di Fantastic Four 45, in tempi ormai remoti; tuttavia, pur mantenendo parte del cast originale, questa serie ci propone dei protagonisti nuovi di zecca immersi in situazioni nuove di zecca, non più isolati dall’umanità, ma proprio al centro di quello che immaginiamo come “centro del mondo”: l’isola di Manhattan). 
La storia di questi nuovi Inumani (“Nuhumans”, nella serie americana), nella versione di Soule e Madureira, presenta numerosi punti in comune con quella dei primi X-Men di Kirby e Lee. C’è un primo contatto con la trasformazione, la difficoltà nell’accettare il proprio aspetto o i propri poteri. C’è anche il rifiuto e la paura da parte della società e, infine, c’è qualcuno che c’è già passato e che sa che solo l’unione può garantire la sopravvivenza del gruppo. Ma a parte l’intelaiatura di cui sopra, questa serie non ha nulla da invidiare a quelle dei loro “cugini” mutanti. Il lancio della testata è forte e chiassoso, preceduto da varie serie in cui gli inumani “classici” ritornano sotto le luci dei riflettori. 
Questa storia inizia subito dopo l'evento “Infinity” uscito nelle edicole da ormai un anno. Attilan, la tecnologica città volante sede del regno degli Inumani, viene fatta precipitare da Freccia Nera, il loro re, su Manhattan. In seguito alla collisione, si libera una fitta nube composta dal vapore delle nebbie terrigene (il meccanismo alla base della trasformazione degli inumani), che si espande lungo il continente americano e verso il nord Europa. Tutte le persone che possiedono un codice genetico con determinate caratteristiche, una volta esposte alle nebbie, vengono intrappolate in una sorta di crisalide, in cui avviene la metamorfosi e dalla quale escono trasformati e con nuovi poteri. E’ di questi “nuovi rinati” che parla la testata Inumano.
Inferno è l’elemento centrale della serie. E’ un giovane batterista metal. Un bravo ragazzo con una nonna malata e una sorella incinta di cui si deve occupare. Durante la propagazione delle nebbie terrigene viene trasformato in un essere capace letteralmente di bruciare di rabbia. Nel corso della narrazione si trova ad apprendere tutti i segreti di cui (anche il lettore) ha bisogno per comprendere la natura dei suoi poteri ed utilizzarli al meglio. Conosce nuovi inumani come lui, con cui, missione dopo missione, crea un legame di amicizia, mentre intorno a loro i “vecchi” tramano giochi di potere in grande stile. 
Lo storytelling è molto scorrevole; la sequenza di eventi è inoltre sapientemente incastrata in mezzo alle altre serie regolari e saghe (tra cui AXIS, di cui ho scritto in precedenza). La testata parte, come già citato, con le matite arabeggianti del grandioso “Joe Mad” e i colori di Marte Gracia, altro pezzo da 90 del panorama fumettistico. L’insieme dei due virtuosi talenti conferisce alla testata un tocco particolarmente magnetico e misterioso e attira l’attenzione del lettore così come il formaggio attira i topi. Tutto grasso che cola, insomma! Avere degli artisti così forti coinvolti nello sviluppo di questa serie, mi porta a pensare che la Marvel sia intenzionata a rendere gli Inumani un nuovo gruppo di punta, da schierare direttamente davanti ai riflettori, a fianco degli Avengers e degli altri eroi di prima categoria (e forse, a prendere il posto di qualche serie da mettere momentaneamente dentro il cassetto del comodino). Dal quarto numero entra in scena Ryan Stegman, altro disegnatore dal curriculum di tutto rispetto, impegnato nell’ultimo periodo con testate non certo secondarie, come Superior Spiderman e Wolverine.
Inumano viene presentato in Italia in tre testate che contengono la serie completa americana, il cui ultimo capitolo verrà messo in vendita proprio alla fine del mese, insieme all’avvento del nuovo spettacolare evento Marvel: Secret Wars. 
Ho la sensazione che dopo questa grande saga ci sarà un futuro piuttosto roseo per questo giovane gruppo di nuovi supereroi.
Alla prossima!

venerdì 11 settembre 2015

Una Natasha così non l'avete mai vista!

Basta guardarla negli occhi per capire a cosa mi riferisco. Tinte acquerello, carnagione nivea, naso e guance lievemente arrossate: una fisionomia che richiama nettamente quella Russia freddissima, oscura e piena di mistero così come ce la siamo sempre immaginata tutti quanti. Phil Noto, disegnatore dal lunghissimo curriculum (che comprende anche svariate collaborazioni con la Disney, tra cui Il Re Leone e Pocahontas!), prende in mano la sua tavolozza e ci mostra quello che sa fare. E sa fare molto! Il risultato è qualcosa di originale e veramente interessante. 
Graficamente si tratta di un capolavoro. Oltre alla cura del personaggio,  una Vedova Nera sorprendentemente acqua e sapone, vi è anche una sapiente cura della composizione nelle vignette. La tecnica “ad acquerello” svolge una straordinaria duplice funzione, di cui il lettore è fruitore passivo, ma non del tutto ignaro: la quasi totale assenza di contorni netti e linee marcate a china, specie negli ambienti di fondo, elementi solitamente presi come punti di riferimento dagli occhi di ogni buon lettore, ci costringe a sentirci piacevolmente spaesati durante la narrazione, quasi a toglierci quel senso di sicurezza datoci dalla nostra comoda poltrona di casa e ci porta dritti nel mezzo di ogni missione. La stessa grafica, inoltre, enfatizza la percezione del movimento durante le scene di azione, rendendole incredibilmente dinamiche e fluide.  
Delle numerose versioni del personaggio, solo una si avvicina graficamente a questo capolavoro: è la seconda versione del 2001 di Grayson, Rucka e Hampton. La miniserie “Breakdown”. Phil Noto, a distanza di qualche anno, prende il meglio di questa versione, lo rinnova e lo trasforma in un'opera pittorica a fumetti. È la prima serie di Vedova Nera che supera il decimo episodio, e non si ferma! Negli States approda questo mese in edicola con il numero 20. 
Queste vignette chiudono il percorso di caratterizzazione del personaggio di Vedova Nera iniziato 50 anni fa in Tales of Suspance e che sembra lontano anni luce rispetto a quello attuale, e che si conclude, almeno per ora, tra le pagine di questo volume. 
Una spystory mozzafiato con una protagonista che non è quella a cui la Marvel ci ha abituati nel suo universo cinematografico, troppo americana e a tratti carente in termini di personalità e mistero, ma una Natasha finalmente svernata, che ritorna a vestire i suoi panni di fredda spia russa che non conosce la paura, dal passato oscuro e dal futuro ancora più ignoto. 
Dentro le pagine di questo fumetto c'è tutto quello che serve: missioni sotto copertura, doppiogioco, nemici che tornano da un nebuloso passato e tanta luce gettata sulla penombra che avvolge le origini di Natasha Romanoff. 
Non emozionatevi troppo, però! Tra poco va in scena Secret Wars, e solo in casa Marvel si sa esattamente cosa succederà dopo! Nel frattempo, godetevi pure questi disegni bellissimi e una saga che, a mio avviso, per quanto riguarda la Vedova Nera, finora è la migliore!
Alla prossima!

venerdì 21 agosto 2015

Emozioni

Emozioni. Sensazioni che proviamo ogni giorno, che percepiamo nel profondo del nostro essere. Una driving force viscerale che ci accompagna lungo la nostra vita. Emozioni. Come quelle che proverete nel leggere una delle pagine più complesse e caleidoscopicamente colorate della storia DC degli ultimi anni. La Notte Più Profonda esce nel 2009 negli States e poco dopo anche in Italia. L’idea dietro al progetto nasce però molto tempo prima, nel 2005, quando a Geoff Johns viene affidato il progetto di rilanciare la serie di Lanterna Verde rispolverando il buon vecchio Hal Jordan. In quel periodo Hal è nel “dimenticatoio” e merita un ritorno alle scene degno del grande supereroe ideato da John Broome e Gil Kane. 
Dopo aver sterminato quasi interamente il corpo delle Lanterne Verdi sotto il controllo dell'entità Parallax, muore eroicamente nell'atto di salvare il sole (epilogo della saga L'Ultima Notte). Sembra che la nuova serie, Green Lantern: Rebirth, debba parlare di redenzione. Tuttavia Johns non vuole scrivere una storia che parli di redenzione. Vuole una storia che parli di vincere la paura, perché quello fanno le Lanterne Verdi. A questo punto gli viene un'idea interessantissima: assume che, come i guardiani possano convogliare la volontà in una batteria per essere usata come energia, altre entità possano fare lo stesso con le altre emozioni, accumularle e sfruttarle a loro vantaggio. Associa l'impurezza gialla della batteria centrale di Oa a Parallax, entità della paura. Pone le basi per La Guerra Del Sinestro Corps,  il suo primo grande successo di pubblico e di vendite sulle pagine di Lanterna Verde. Ma nella sua testa sono già nate anche tutte le altre lanterne. 
È solo nel 2009 che arriva nelle edicole La Notte Più Profonda. Il concetto alla base di questa idea è quasi intuitivo, atavico, primordiale, ma funziona. E funziona bene! In quel momento ci sono in giro sette Corpi di Lanterne (contraddistinti ognuno da un colore dell'arcobaleno) che si fanno la guerra da qualche mese per il controllo dell'Universo. Ognuno combatte utilizzando il potere del proprio anello, stoccato in una batteria centrale (una sorta di grosso condensatore emozionale) e derivante da una specifica emozione (per le Lanterne Verdi, ad esempio, l’emozione è la volontà). Come si possono unire tutte queste Lanterne in un unico Corpo? Si trova un nemico comune! Quale miglior nemico comune della morte per annichilire tutte le emozioni? Così, con un colpo di inventiva si introduce il più oscuro degli anelli. Mano Nera, storico nemico di Lanterna Verde, il suo avatar. Il suo potere è quello di resuscitare i morti che, come nei film dell'orrore, daranno la caccia ai vivi. In questo caso si nutriranno delle loro emozioni.
La saga è spettacolare. Luci a profusione in ogni pagina. Un variopinto meccanismo che non rimane relegato tra le pagine di Lanterna Verde, ma si espande su molte testate supereroistiche regolari e su un certo numero di serie limitate dedicate ai grandi campioni DC, come Batman, Flash e Superman. 
Il compito è molto difficile: è come dirigere un'orchestra sinfonica. Ogni strumento esegue una melodia indipendente, ma l’orecchio deve essere trasportato dall’armonizzazione e godere la bellezza della sinfonia. C'era da gestire sapientemente sette Corpi di Lanterne, molti scenari diversi e tutti, ripeto, tutti i supereroi di casa DC, vivi e/o morti!!! Scusate se è poco! Il risultato è tanto terrificante da fruttare a Geoff Johns la nomina a Chief Creative Officier (CCO) e da impedire a qualsiasi lettore di staccare gli occhi dal fumetto! 
All'interno della saga non mancano colpi di scena formidabili come Flash che diventa una Lanterna Blu. Già dopo aver finito di leggere La Notte Più Profonda, si percepisce un forte senso di astinenza da colore e, in fondo in fondo, anche una leggera nostalgia. Anche perché, da lì a poco, inizierà Il Giorno Più Splendente. E dopo, nell'universo DC, nulla sarà più come prima!
Alla prossima!

venerdì 14 agosto 2015

Drizzate le antenne

“Gli incubi possono cominciare in molti modi! Quello di Henry Pym cominciò con un grido di trionfo!”. Con queste parole inizia il primo capitolo di questa lunga avventura che continua fino ai giorni nostri e che questa settimana approda sul grande schermo in un tripudio di aspettative e curiosità. Lui è uno scienziato che, come nelle migliori tradizioni, scopre qualcosa di sbalorditivo: un siero che gli permette di rimpicciolirsi fino a raggiungere le dimensioni di una formica. L’idea di Ant-Man non è per nulla scontata. Nel 1962, quando Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby lo creano, la Marvel Comics è appena nata dalle ceneri della Timely Comics; in questo momento storico gli unici cavalli da battaglia di proprietà della nuova nata Marvel, sono la Torcia Umana (Jim Hammond), Namor e Capitan America. Era tempo per Stan Lee di cominciare a macinare qualche idea buona. Il momento storico è propizio. Quasi per scommessa, aspettandosi un licenziamento da lì a breve, mette in moto una macchina inarrestabile che lo porta a pubblicare nel giro di pochi anni tutti i suoi cavalli vincenti: Fantastici Quattro, Hulk, Iron Man, Thor, X-Men e lo stesso Ant-Man. Da quegli anni lontani ad oggi sono successe tantissime cose, tanto strabilianti da accalappiare e appassionare milioni di lettori. L'Ant-Man di Hank Pym, tuttavia, non è mai riuscito ad avere una propria serie regolare, ma è sempre stato relegato, si fa per dire, al ruolo di vendicatore, di cui è stato membro fondatore. 
Chissà se, all'epoca della sua creazione, si sarebbe sperato, prima o poi, di girarci sopra un film. Eppure oggi, grazie ai Marvel Studios, questo film è realtà. Non sarà il Dott. Pym, tuttavia, a vestire i panni del supereroe, ma il suo successore, Scott Lang (impersonato da Paul Rudd). La sequenza di eventi nel film è un incrocio tra quello che si trova nella prima apparizione di Lang come Ant-Man su Marvel Premiere 47 (aprile 1979) e la sua omonima nuova serie: quest'ultima piuttosto leggera e umoristica, la prima molto più complessa e inserita nel contesto culturale che caratterizzava un’America tutt’altro che ironica alla fine degli anni ‘70. La curiosità è un elemento fondamentale quando si va ad assistere alla proiezione di una pellicola di questo calibro: tutti sarebbero in grado di girare un film più che dignitoso su Iron Man o Thor, ma con Ant-Man la versatilità è bassissima, quindi grande doveva essere lo sforzo per gestire le qualità e le caratteristiche di questo personaggio. Peyton Reed, partendo dalla sceneggiatura di Edgar Wright, sforna un supereroe che non sfigura davanti agli altri grandi nomi Marvel, pronto probabilmente ad integrarsi negli Avengers già dagli inizi della fase tre del MCU. Il film è piacevole da vedere e ben condito con eventi umoristici  ed effetti speciali molto ben curati. Tra le cose migliori in questo film c’è un accento sull’assoluta differenza di percezione delle battaglie a seconda che vengano viste su scala macroscopica o microscopica, ma non sono certo il primo a dirlo. I combattimenti sono assolutamente dinamici grazie alla continua variazione di dimensioni del protagonista durante i combattimenti. Forse la prima parte è un po’ troppo descrittiva e scarna di azione, ma il secondo tempo tiene incollati alla poltrona e, cosa che non fa assolutamente male, con un largo sorriso disegnato sulla faccia. Ant-Man unisce la comicità dei Guardiani della Galassia con scene di azione degne del migliore dei film di Iron Man. Insomma, molti punti positivi su questa pellicola che consiglio caldamente di guardare sul grande schermo.
Il fumetto omonimo, uscito negli USA pochi mesi fa (e la settimana scorsa in Italia), ci delinea uno Scott Lang come quello del film, che fatica a trovare un lavoro per via della sua fedina penale sporca, ma fiducioso per il suo futuro. Cerca un ruolo da responsabile della sicurezza in grandi impianti e multinazionali del credito, e chi può difendere una struttura con livelli di massima sicurezza, se non chi per anni si è dedicato al furto di strutture con massimi livelli di sicurezza. In barba alla Guerra Civile che si combatteva ormai 10 anni fa per decidere in materia di censimento dei supereroi, a lui non interessa mantenere nascosta la sua identità, tanto che si presenta ai colloqui di lavoro in costume. Ha una ex-moglie che lo considera inaffidabile e una figlia che lo considera, nonostante tutto,un grande eroe. Il fumetto ha un’ impronta tragicomica. La struttura sembra concatenarsi in una serie di sketch e scenette comiche intervallate da episodi famigliari. Lo studio delle caratteristiche del personaggio è ancora una volta ben curato. Lo Scott Lang dei giorni nostri è un uomo onesto anche se ha un passato discutibile. Nei momenti di solitudine è molto riflessivo e autocritico, ma quando prende la parola lo fa in maniera scherzosa, a cuor leggero, non perdendo l’occasione per lanciare una battuta. A volte sembra di trovarsi davanti ad un'esperimento della Casa delle Idee, giocato in stretta concomitanza con l’uscita del film, quasi a voler difendere a spada tratta un personaggio che non sa mai se partire o arrestarsi e che di certo non ha mai ottenuto il successo desiderato (e meritato) in più di 50 anni di universo Marvel. Un vero peccato, visto che senza Ant-Man non esisterebbe Ultron, supercattivo di primo livello nel contesto Avengers. Senza il suo piccolo contributo, l’universo nella quale si svolgono gli eventi che tutti noi seguiamo, sarebbe radicalmente differente, quasi a delineare un effetto farfalla. Il successo di questa testata dipenderà, credo, in larga parte, dal successo al botteghino dell'omonimo film. Staremo a vedere; nel frattempo, incrociamo le dita!
Alla prossima!

venerdì 7 agosto 2015

Rabbia Rossa

Tutto cominciò qualche anno fa, prima della Notte più Profonda, quando dallo spettro emozionale si originarono tutte le altre lanterne, il Sinestro Corps che imbriglia la forza della paura, l'Agente Arancio - Larfleeze- mosso da avidità e avarizia, le Lanterne Blu che prendono la loro forza dalla speranza, la Tribù Indigo che domina la compassione, le Star Sapphire che seguono l’istinto del loro cuore e i più cattivi di tutti, le Lanterne Rosse, che inceneriscono, corrodono e distruggono tutto ciò che incontrano con la forza della loro rabbia. La storia nasce molto tempo fa ad opera di uno scrittore che vanta un curriculum lunghissimo, al soldo delle major più importanti, che comprende testate tra le più importanti del panorama fumettistico americano, vale a dire Geoff Johns. 
Il suo lavoro attorno al personaggio di Lanterna Verde è stato a mio avviso uno dei capolavori di questi ultimi anni per quanto riguarda la DC Comics e di certo la migliore saga inerente a Hal Jordan. Dall'evento sono nate testate indipendenti tra cui quella di cui sto per raccontarvi.
Le Lanterne Rosse nascono in seguito alla volontà di Atrocitus di pareggiare i conti con i Guardiani dell'Universo, mandanti inconsapevoli dello sterminio della sua razza. Siamo sul pianeta Ysmault quando Atrocitus mette in atto il suo piano per creare le sue Lanterne. Ha bisogno di potere, e quale potere migliore del sangue dei Quattro Demoni, suoi compagni di battaglia uniti da uno smisurato odio verso i Guardiani. Grazie all’energia ottenuta uccidendo questi Demoni riesce a creare il primo anello, iniziando letteralmente la sua Crociata in un lago di sangue.
Per chi ha letto la saga di Blackest Night, leggere Lanterne Rosse è assolutamente entusiasmante. La storyline é congruente in ogni sua parte e, ben presto, ci si trova  a parteggiare per questo piccolo esercito di combattenti sanguinari, in grado di seminare caos e distruzione in tutto l’universo con il puro potere della rabbia. In più, già a partire dal sesto numero americano, si unisce al Corpo un esponente terrestre, che prenderà il nome di Rankorr e sarà il primo in grado di generare costrutti. 
I disegni sono tipicamente DC, Benes disegna i primi numeri della serie, che però non riesce ad ottenere un vasto consenso tra i lettori. È con l'arrivo di Sepulveda che i disegni raggiungono un nuovo livello, di molto superiore rispetto a quello del suo predecessore. Lo spazio torna ad essere immensamente vasto, tanto da togliere il fiato al lettore in alcune splash page. I costrutti sembrano essere costituiti davvero da pensieri in movimento e non da materiale gommoso colorato come quello che si vede in alcuni disegni di Green Lantern Corps.
Lanterne Rosse è una serie perfetta per tutti i nerd che nella vita hanno ricevuto duri colpi e hanno sempre sognato di restituirne qualcuno. Per tutti quelli che davanti alle situazioni avverse serrano denti e pugni, ma che sono troppo buoni o troppo corretti per rispondere alle provocazioni con la violenza. Covate rancore. Il vostro anello cremisi è probabilmente già alla vostra ricerca.
Alla prossima!

venerdì 31 luglio 2015

Avengers + X-men: It’s Showtime

Il titolo di questa recensione è altisonante, volevo infatti che fosse correlato alle quattro lettere piene di aspettativa che costituiscono il nome di questo crossover che porterà ad una fiumana di novità nel Marvel Universe, almeno fino al prossimo (imminente) Secret Wars (ops..spoiler). Senza indugio alcuno ci caliamo nella descrizione della terza fase di rilancio stilistico della Casa delle Idee per prepararci al main event che si scatenerà al culmine di “Time Runs Out”, la saga che, come un flash forward, mostrerà eventi che avranno presto a che fare con il collasso del multiverso. 
Abbandoniamo per il momento il futuro per entrare nel cuore di questo stupefacente processo (anticipato da Lupoi durante lo scorso autunno e in procinto di diventare finalmente realtà, per la gioia di grandi e piccini): AXIS. La saga parte sul filo degli eventi nei quali ci ha condotto Larroca con i suoi Incredibili Avengers (mirabolante tag-team tra Avengers e X-Men, capitanato dal minore dei fratelli Summers). Ci troviamo così nel bel mezzo di una violenta battaglia che vede come antagonista Onslaught Rosso (i più giovani non ricorderanno la meravigliosa saga di Onslaught, uno dei più importanti e potenti eventi di metà degli anni 90 con enormi ripercussioni sull'universo Marvel - come l’altrettanto famosa Rinascita degli Eroi, evento di fondamentale importanza, al punto di essere simbolicamente omaggiato da Mirco Pierfederici nel cofanetto celebrativo del ventennio Marvel Italia dello scorso anno). Per chi non avesse seguito la vicenda, la storica nemesi del Capitano, il Teschio Rosso, si appropria del cadavere del defunto Xavier e, in seguito all'impianto di una porzione del cervello dell'ex-telepate più potente del mondo, acquisisce straordinari poteri mentali, che utilizza a suo vantaggio per fomentare una guerra contro il genere mutante. Costituisce così un campo di concentramento sull'isola di Genosha per confinare e, in seguito, eliminare tutti i figli dell'atomo. Tra i suoi prigionieri vi sono Ciclope, Quentin Quire e Genesis, il giovane figlio di Apocalisse. E’ a questo punto che subentra Magneto ed uccide il Teschio Rosso, permettendo involontariamente all’Onslaught Rosso, la proiezione mentale del Professor X e dell'ex-nazista, di prendere vita.
I grandi nomi del panorama Marvel ci sono tutti. Ci sono anche le grandi matite del maestro Andy Kubert e del tenebroso Francis Lyu. Le promesse non sono disattese: la storyline è complessa al punto da essere simbolicamente divisa in tre volumi. Nel primo di questi, ambientato sulla stessa isola, l’Onslaught Rosso viene fronteggiato da mezzo universo Marvel composto da Vendicatori, mutanti e inumani. La battaglia sembra persa in partenza: il Teschio tira fuori dal cappello due sentinelle nuove di zecca, create appositamente per eliminare i nostri eroi. E’ a questo punto che la ruota gira: Magneto capisce che le sentinelle sono state programmate per dare la caccia solo ai “buoni”, così raduna un piccolo esercito costituito da supervillain. Le sentinelle vengono così facilmente sopraffatte e il diversivo fornisce a Scarlet il tempo necessario per lanciare un sortilegio e invertire l’asse dello “schieramento morale” del cervello di Xavier per rendere dormiente Onslaught Rosso. 
Ripristinata la pace è però subito chiaro che qualcosa non torna: tutti i supereroi sono diventati irascibili, i mutanti si separano dai Vendicatori non più disposti a sopportare soprusi e discriminazione e si organizzano per iniziare una guerra contro l’homo sapiens. Gli unici che rimangono a contrastarli sono i cattivi-buoni e un piccolissimo gruppo di vendicatori non presente sull'isola durante il sortilegio di Wanda Maximoff. 
Come finirà questa storia non ve lo racconto, ma vi consiglio caldamente di recuperarla e leggerla, così come vi consiglio di leggere il volume riguardante le vicende di Carnage-buono, che ho trovato estremamente divertente: immaginate un assassino sanguinario con la tendenza allo splatter mentre cerca di fare “la cosa giusta”. A voi l’ultima parola!
Alla prossima!

venerdì 24 luglio 2015

Ma l'orbe, alla fine, è una mela o un occhio?






Questa settimana porto ai vostri occhi Original Sin, un crossover che voglio descrivere con cura particolare in quanto evento precursore di novità piuttosto interessanti, ma soprattutto per via del fatto che ho avuto il piacere di incontrare Mike Deodato Jr., co-ideatore e disegnatore della serie, al Lucca Comics lo scorso anno. Nella stessa occasione, spinto dalla promessa di un possibile sketch del disegnatore marveliano, ho acquistato i due numeri 0 e l’ artist edition del numero 1.
In questa serie i disegni la fanno da padrona! Il disegnatore brasiliano utilizza una cura delle ombre a dir poco maniacale; i tratti duri conferiscono un taglio noir a tutta la storia. Le atmosfere e l'impaginazione ricordano le inquadrature dinamiche dei migliori film di fantascienza, di cui non si ha mai abbastanza; e di fantascienza si tratta quando si parla di Avengers e S.H.I.E.L.D., specialmente dall'avvento di Hickman alla serie regolare dei vendicatori. Le avvincenti peripezie del gruppo hanno ormai perso limiti spaziali, temporali e, a volte, persino dimensionali. Le trame sono sempre più complesse; si può senz'altro affermare che, ormai, non sono più prevalentemente i bambini i destinatari di questa tipologia di prodotto.
Arriviamo a descrivere la storia: non spoilero nulla quando dico che la scena si apre con la morte di Uatu, l'osservatore, colui che tutto vede e che conosce ogni recondito segreto del nostro sistema solare. I primi ad accorrere sul luogo del delitto sono Nick Fury (quello vero, l'ex sergente dei commandos), Wolverine, Vedova Nera, Iron Man, Capitan America e Thor, i quali prendono atto di una macabra verità: all'osservatore sono stati rubati entrambi gli occhi. Per trovare il colpevole dell'omicidio si formano delle squadre investigative che tenteranno di arrivare alla soluzione del caso battendo piste differenti. Durante l'indagine si arriva, attraverso varie fasi e super-villain di serie z, alla detonazione dei segreti contenuti in uno degli occhi sottratti all'osservatore. L'apertura dello sferico vaso di Pandora genera delle visioni che portano, di fatto, alla disgregazione del team di Cap. Questi supereroi proseguiranno la loro ricerca della verità tra le pagine di testate appositamente pubblicate, mentre gli altri team investigativi si daranno da fare in lungo e in largo con colpi di scena e rivelazioni che emergono vignetta dopo vignetta. Tutti gli eroi si riuniranno alla fine della saga per assistere a quel che si dice “un gran finale col botto”. 
In occasione di questo evento, tutte le testate Marvel racconteranno piccoli segreti sui supereroi come spin-off alla serie. C'é da dire, però, che la narrazione è scorrevole e completa anche leggendo solo i 4+1 volumi di Original Sin. Ruolo centralissimo nella vicenda è quello di Nick Fury che, nonostante l'età, si riconferma efficace nel ruolo di superspia che lo caratterizza da decenni. Il suo contributo porterà direttamente all'avvio di due testate nuove di zecca negli States, una delle quali in procinto di uscire anche in Italia. Una terza serie, anche quella disponibile a partire da fine agosto, prenderà il via come aftermath della ricerca della verità di Thor nel Decimo Regno. 
La terza fase del rilancio Marvel può avere inizio!

Alla prossima!

venerdì 17 luglio 2015

Hawkguy

Come prima recensione, approfittando anche dell'uscita nelle prossime settimane del relativo box set contenente la serie completa, ho deciso di descrivere la testata dedicata ad uno dei personaggi che più mi ha colpito nell'ultimo periodo: Occhio di Falco. Dovendo essere sincero, all'inizio ero prevenuto su questa serie, vuoi perché il vendicatore porpora non mi è mai sembrato all'altezza di sviluppare avventure che tenessero testa a quelle degli altri componenti del gruppo, vuoi perché avevo il terrore di leggere l'ennesimo spin off con un sacco di gente bizzarra vestita di spandex e con poteri altamente improbabili. Temevo che potesse rivelarsi banale e noioso. Sono stato felice di sbagliarmi. Occhio di Falco di Fraction, Aja e Hollyngsworth è un fumetto tutt'altro che scontato. La storyline è incentrata sulle vicende di Clint Burton piuttosto che su quelle del suo alias. Si vede il vendicatore alle prese con le situazini della vita di tutti i giorni, nei classici momenti “tra una missione e l'altra”, coperto di bende e cerotti, dolorante ed affaticato, e con un atteggiamento da “ragazzo che non ha più il fisico per fare certe cose, ma le fa lo stesso". I disegni sono essenziali, i tratti a matita sono volutamente sporchi e rendono bene l'idea del degrado dei quartieri popolari della città di New York. Le ambientazioni sono monocromatiche, al massimo tono su tono e ricordano molto le vignette dei primi anni della Marvel, quando in Italia i fumetti li pubblicava l'Editoriale Corno. Le missioni sono cucite intelligentemente sul personaggio. Non ci sono aspetti mal sfruttati, anzi si sfoggiano capacità atletiche di un non-super-eroe ben allenato, temerario e determinato, con una spiccata propensione per l'umorismo. All'interno della serie non mancano i classici casini con le donne, le scazzottate nei vicoli e dinamici inseguimenti per le strade della metropoli americana. Una serie originale che si posiziona tra le migliori testate nella prima fase del rilancio stilistico della Marvel.
Allego il sito della Panini Comics, nel caso foste interessati all'acquisto del cofanetto con uno sconto del 10%:
Alla prossima!

Spiego!

Inauguro questo blog con una breve spiegazione circa il titolone complesso che ho deciso di utilizzare.
Freitag ist fast fertig è la traduzione tedesca di “venerdì è quasi finito”. Indica quel momento della settimana in cui si intravede la luce del weekend, la testa comincia a pensare agli hobby e a come godersi il proprio tempo libero. Il mio hobby sono i fumetti. Il venerdì sera è tipicamente il momento settimanale che dedico all'approfondimento delle news sul mercato fumettistico americano e sulle nuove uscite da parte delle grandi major (prevalentemente Marvel e DC, con un pizzico di Image ogni tanto). Con questo blog mi piacerebbe condividere con voi, appassionati di fumetti, le mie impressioni sugli albi in uscita, i grandi crossover pubblicati nel corso della storia dalle major e, quando possibile, anche brevi biografie degli autori e dei disegnatori che hanno creato sogni su fogli di cellulosa.